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Pubblico Impiego: semplificazione della Busta Paga?

Bellitto Simone • 1 Febbraio 2018

busta pagaA seguito dell’intesa sul nuovo contratto del Pubblico Impiego, per il triennio 2016-2018, saranno molte le novità: tra queste ci sarà la semplificazione della busta paga?


 

La firma del nuovo contratto degli statali per il triennio 2016-2018 pone fine a un blocco durato otto anni. Nell’atto di indirizzo, che riguarda le amministrazioni centrali ma come sempre detta linee destinate a ripetersi anche negli altri comparti, vi è anche la «semplificazione» della busta paga, che dovrebbe unificare tutte le parti fisse.

 

Pubblico Impiego: semplificazione della Busta Paga

 

La busta paga, come è risaputo, è un documento che riassume gli elementi che vanno a comporre la retribuzione di un lavoratore dipendente. Delle cifre contenute nella busta paga, di solito si guarda solo quella in fondo a destra: la retribuzione netta effettivamente percepita dal lavoratore.

 

La parte fissa citata sopra della retribuzione è quella presentata alla voce “elementi della retribuzione”, ed è composta da:

 

  • paga base
  • contingenza
  • scatti di anzianità
  • altre indennità aggiuntive

 

La retribuzione è indicata sia al lordo (includente la somma numerica corrisposta senza le trattenute) che al netto (cioè la somma percepita scremata delle eventuali trattenute). Può essere inoltre diretta (riferita alla prestazione fornita), indiretta (se si riferisce ad elementi contrattuali come le ferie o a mensilità aggiuntive), differita (somma accantonata e poi restituita durante o al termine del rapporto contrattuale, si pensi al trattamento di fine rapporto che può essere in parte anche anticipato).

 

Le ipotesi di ristrutturazione delle buste paga sono sempre uno dei terreni più delicati quando ci si confronta sui rinnovi contrattuali, quindi si vedrà quali saranno le prossime evoluzioni.

 

Acclarato, invece, il versamento degli arretrati in busta paga, relativi ai due anni e due mesi passati senza contratto nel triennio 2016-2018. L’una tantum, secondo i calcoli dell’amministrazione, vale in media 492 euro lordi, e oscilla dai 370 euro della fascia più bassa ai 712 euro destinati a chi occupa l’ultimo scalino prima della dirigenza.

 

Infine si troveranno in busta paga anche i tanto agognati aumenti: si va da un minimo di 63 euro a un massimo di 117 ma grazie a un’extra (21-25 euro mensili) da riconoscere alle fasce retributive più basse, almeno per dieci mensilità, l’adeguamento risulterà di almeno 84 euro per tutti. Le amministrazioni più ricche potranno contare su un plus (dai 9 a i 14,5 euro a testa) nel salario accessorio. Le tranche di rialzi andranno a regime da marzo.

 

 

Fonte: articolo di Simone Bellitto
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